"Pareva giusto un Plutone quando sopra un cavallo di fuoco uscì dal monte Vesuvio a rapire la figlia di Cerere".
Era il 10 maggio del 1682, e lo storico piceno Bruti Liberati descrive così il primo Cavallo di Fuoco: un ignoto fuochista, che aveva da poco terminato il suo lavoro per l'incoronazione della Madonna di San Giovanni, improvvisa, con il materiale che gli era restato, un breve spettacolo in sella al suo cavallo. L'esibizione piacque così tanti agli abitanti di Ripatransone che ripeterono l'evento ogni anno, fino a farlo diventare una consuetudine che si svolge ogni Domenica dopo Pasqua.

Dai ripani il Cavallo di Fuoco è amato come una tradizione che propizia la fortuna, i buoni auspici, la rinascita, la giustizia, la felicità. Solo durante la seconda guerra mondiale, per 5 anni, la manifestazione fu sospesa, con grande tristezza -si legge negli annali- dei cittadini.

La tradizione riprende più florida dopo la guerra, fino ai giorni nostri: oggi lo spettacolo è reso -se possibile- più suggestivo dalla novità del un grande cavallo in lamiera e dalla vasta dotazione pirotenica; negli ultimi è cresciuta la popolarità della manifestazione e quindi l'afflusso di spettatori che, non di rado, provengono anche da regioni lontane.